Giuseppe Del Gaudio (Resp. Tecnico Canottaggio): "FISDIR fa sport al pari delle federazioni olimpiche" Fisdir

Giuseppe Del Gaudio (Resp. Tecn. Naz. Canottaggio): “FISDIR fa sport al pari delle federazioni olimpiche”

La famiglia FISDIR è così vasta e sfaccettata che ogni singola storia ha un valore immenso. Perché racconta la storia di una Federazione in continua evoluzione: esperienze personali, talenti sportivi e successi collettivi si fondono per dare linfa vitale alla nostra realtà, rendendola qualcosa di più che un semplice ente sportivo.

La FISDIR è una comunità, dove ognuno contribuisce a far crescere il concetto di famiglia attraverso le proprie capacità, i propri ruoli, le proprie ambizioni. Siamo una famiglia che si muove all’unisono, capace di stare sempre allo stesso passo e allo stesso ritmo, e che traspare anche dalle parole dei nostri tecnici.

Tra questi c’è Giuseppe Del Gaudio, attuale Responsabile Tecnico della Nazionale Italiana di Canottaggio FISDIR, che in questa chiacchierata ci ha raccontato spaccati di storia personale che, poi, si sono intrecciati con quella delle Federazione, dando così la possibilità a questo sport di evolvere, crescere e diventare un perno fondamentale per noi, per gli atleti e per le famiglie.

Come mai hai iniziato la carriera da tecnico in FISDIR?

Nel 2010 fondai un’associazione sportiva dilettantistica dedicata esclusivamente ai ragazzi con disabilità intellettiva. Alcuni li seguivo già come personal trainer, ma per partecipare ad alcune manifestazioni sportive c’era bisogno di un’associazione sportiva alle spalle. E quindi ne ho fondata una mia. E nel momento in cui l’ho fondata, ho conosciuto FISDIR. Inizialmente ci siamo dedicati all’atletica, raggiungendo un numero elevato di ragazzi.

Però l’anno dopo, la precedente referente tecnica, ora direttrice del Pararowing nella Federazione Italiana Canottaggio, mi chiese se avessi qualche ragazzo da proporle, ed io le proposi Francesco Saverio di Donato, che è l’attuale recordman nel canottaggio. E da quel momento fui coinvolto anche nel canottaggio FISDIR. Così per me è iniziato un processo di crescita nel canottaggio, sia come associazione, sia come allenatore. Poi da quando Paola Grizzetti ha iniziato a dedicarsi al Pararowing fisico, sono arrivato alla referenza tecnica del canottaggio FISDIR.

Sono stati 10-12 anni di percorso che ho fatto nella speranza di poter guidare la Nazionale: un po’ i risultati dell’associazione e un po’ quelli di Francesco hanno giocato a mio favore. Per cui finalmente quest’anno abbiamo realizzato questo piccolo desiderio.

Ci sono delle differenze di regole tra il canottaggio olimpico e quello della FISDIR?

Ci sono delle piccole differenze che, grazie ai buoni rapporti tra FISDIR e FIC (Federazione Italiana Canottaggio), stiamo cercando di limare il più possibile, così da portare i ragazzi ad essere a un livello ‘uguale agli altri’ nel canottaggio, passami il termine. Le differenze di regole sono dettate per forza dai numeri: in Italia nel canottaggio agonistico non arriviamo alle 100 unità, ma stiamo lavorando per migliorare. Un’altra differenza sta nelle minor specialità di barche e nelle due specialità mix: significa che metà dell’equipaggio deve essere composto da atlete donne e da atleti uomini.

In più in Italia, proprio per agevolare il canottaggio fatto in acqua, abbiamo inserito la specialità del 4GIG. La GIG è un’imbarcazione che viene utilizzata per i ragazzi under 16 quando devono partecipare alle regate in mare. Facendo i Campionati del Mondo e gli Europei, abbiamo visto in giro che purtroppo è difficile portare i ragazzi al canottaggio in acqua: un po’ per paura dell’acqua, un po’ perché sono imbarcazioni grandi ed ingombranti. Insomma, non ci sono nel mondo moltissimi atleti che vanno in acqua. Così per incentivare questo sport a livello acquatico in Italia, abbiamo deciso di adottare anche un’imbarcazione un po’ più larga e più facile da utilizzare per i ragazzi a livello di equilibrio.” 

Ci sono tre parole che possono descrivere i tuoi anni in FISDIR?

Motivazione, lavoro in prospettiva… Mi verrebbe da dire ambizione. Parlo della mia ambizione di formare una buona e grande Nazionale, e soprattutto di dare la possibilità a molti ragazzi di poter combattere per un posto in Azzurro.

In passato le selezioni per la Nazionale venivano fatte in maniera diversa: mi veniva mandato un test al remoergometro di 1000 metri e poi i migliori di ogni categoria li prendevamo e li portavamo al Mondiale. Tuttavia, grazie a FISDIR e FIC, ho avuto la possibilità di organizzare dei test indoor per capire il livello fisiologico dei ragazzi: siamo riusciti a fare tre test online collegando tutta Italia e tutti i ragazzi allo stesso momento, in modo tale da poter valutare bene tutti lo stesso giorno ed organizzare dei test identici a quelli che si fanno poi al Mondiale Virtus.

E poi ho avuto la possibilità di organizzare un ritiro di 4 giorni con un gruppo allargato di 20 ragazzi. Lì ho potuto appurare che ci sono dei ragazzi giovanissimi forti, non ancora a livello di medaglia, ma che magari con un allenamento adeguato possono diventare molto forti. Perciò adesso dobbiamo lavorare per portare i ragazzi bravi in barca a livello di medaglia.

È un lavoro che intendo fare in tre anni, a partire dal 2025 fino ai Global Games. Ovviamente con tutti gli allenatori societari e con le possibilità che FISDIR e FIC mi daranno. Ecco perché ti dico ambizione: la mia ambizione e quella dei ragazzi.

Hai un aneddoto che porti nel cuore della tua esperienza in FISDIR?

Sono entrato in carica in FISDIR ad aprile 2025, quindi di aneddoti non ne ho molti. Tuttavia ricordo con piacere che a un certo punto ci fu un cambio di regolamento per cui per aderire alla FISDIR bisognava essere tutti delle associazioni sportive dilettantistiche.

All’epoca i ragazzi della Nazionale, tranne il mio, non avrebbero potuto partecipare al Mondiale perché non erano affiliati FISDIR. Si fece un provvedimento d’urgenza per mettere tutti i ragazzi della Nazionale nella mia associazione. Questo fu motivo d’orgoglio, in quanto la mia era l’unica associazione affiliata alla FISDIR: parliamo di 12-13 anni fa.

Cosa ti ha dato la FISDIR, e cosa pensi di averle dato tu?

FISDIR mi ha dato una grande possibilità: dimostrare che questi ragazzi possono fare uno sport ad un livello molto alto. Per molto alto intendo la somministrazione di un programma di allenamento pari a quello dei ragazzi under 19-20 del canottaggio olimpico. Non dobbiamo avere paura di somministrargli allenamenti di circuiti e pesi intensivi, o di fargli fare molti chilometri in barca. Lo possono fare! Cosa posso dare io alla FISDIR? Aiutarli a fare sport e a dimostrare che siamo una Federazione sportiva che fa sport al pari delle altre federazioni olimpiche.”

C’è stato un momento in questi mesi in FISDIR in cui hai pensato al motivo per cui fai quello che stai facendo?

Il ritiro nazionale di 4 giorni. I vertici federali della Federazione Italiana Canottaggio si sono meravigliati di come abbiamo gestito il raduno per gli atleti con disabilità intellettiva al pari di un raduno olimpico. In quei giorni capii quanto fosse bello lavorare così. Se si potesse avere l’opportunità di poter radunare la Nazionale una volta ogni due mesi e lavorare con questi ragazzi, come i miei ex allenatori della Nazionale olimpica facevano lavorare me…

Cosa diresti a chi vuole diventare tecnico in FISDIR?

Deve formarsi. Negli ultimi 10 anni noi pionieri del canottaggio per la disabilità intellettiva abbiamo lavorato con molta empatia, cercando di somministrare ai ragazzi quelle che erano le nostre conoscenze nel canottaggio. Però, mano a mano che il movimento si allargava, abbiamo cominciato a competere l’un l’altro a voler vincere il campionato italiano, a voler portare un atleta in Nazionale.

Per cui abbiamo cominciato a studiare programmi di allenamento, a partecipare ai corsi per operatore tecnico con l’atleta per la disabilità intellettiva. Non posso parlare a nome degli altri, però oltre ad avere il brevetto FISDIR, che è una cosa importantissima e tutti gli allenatori dovrebbero conseguirlo, bisognerebbe avere almeno quello di primo livello del multisport.

Personalmente, essendo fisioterapista, non ho perso tempo a formarmi anche in operatore RBT (Registered Behavior Technician), operatore tecnico di terapia comportamentale. Non l’ho fatto per poi lavorare in privato, ma per capire meglio come poter interagire con i ragazzi. Perché? Magari per prendere uno dei ragazzi che apparentemente ha un livello di funzionamento più basso e, grazie alle tecniche di comunicazione, riuscire a portarlo all’agonismo e a somministrargli determinati programmi di allenamento.

E agli atleti, che messaggio vuoi lasciare?

Dare consigli a un ragazzo che sta per cominciare il suo percorso FISDIR è un po’ più difficile. Generalmente il consiglio va dato alla famiglia, spiegando che lavoriamo in questo modo, questo sport viene fatto così, che proviamo a far fare sport ai ragazzi. Dopodiché il ragazzo, magari insieme alla terapista di famiglia o alla famiglia stessa, va consigliato, creandogli delle aspettative che devono essere facilmente realizzabili.

Questo rientra nelle tecniche di comunicazione: il ragazzo va preso un po’ per la gola e gli va fatto capire che, grazie allo sport, può realizzare cose che gli piacciono. Poi tutto sta nell’empatia che il gruppo può avere nei confronti l’uno dell’altro. Poi mano a mano inserirlo in base alle sue caratteristiche e ai suoi interessi, indirizzarlo verso la parte agonistica che più gli piace.

Il consiglio a un ragazzo con disabilità intellettiva lascia il tempo che trova. Bisogna utilizzare lo sport come strumento per fargli ottenere la gratificazione che vuole, senza dimenticarsi che quello che facciamo è sport, non un gioco.

Come vedi il futuro di FISDIR e quale pensi possa essere il tuo contributo?

Al momento il futuro di FISDIR è roseo, si sta lavorando per migliorare. Siamo una Federazione che vuole essere considerata al pari di tutte le altre, perché fa sport al pari di tutte le altre. Finché manterremo questa filosofia, non possiamo far altro che migliorare.

Attualmente non ho pensato al mio futuro, il più lontano che riesco a vedere è il quadriennio. Se poi avrò lavorato bene durante questi quattro anni, magari si potranno aprire degli scenari. Ma non ci penso. Sinceramente penso di poter aiutare la FISDIR a promuovere l’idea di sport e di far praticare lo sport ai ragazzi: sia a quelli che potranno accedere alla Nazionale per talento e qualità fisiologiche, sia a quelli che potranno ambire alla partecipazione al Campionato Italiano.

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