Incontriamo Cristina Ranocchi, figura di riferimento all’interno della famiglia FISDIR, poco prima di un suo intervento didattico significativo. Lei è docente della Formazione Nazionale FISDIR e Referente Tecnico Nazionale Pallavolo FISDIR. La nostra intervista precede il suo intervento al corso di formazione della Federazione per Istruttore Giovanile (che vi abbiamo raccontato in questo video), dove Ranocchi ha portato la sua lunga esperienza maturata tra le nostra mura e in mezzo ai nostri campi.
In questa occasione, Ranocchi ha portato non soltanto contenuti didattici, ma anche la sua lunga esperienza in FISDIR. La sua testimonianza non è solo quella di un’esperta, ma anche di una componente fondamentale della Federazione. E che ha contribuito a un’evoluzione importante all’interno della nostra storia. Oggi conosceremo più da vicino la persona dietro il tecnico.
Come hai deciso di fare questo percorso di tecnico in FISDIR?
“La mia storia inizia tantissimi anni fa. Vengo dal mondo della pallavolo e sono un amante di questo sport. Lavorando in una struttura per ragazze con disabilità intellettive e relazionali, avevo l’intenzione di intraprendere con loro un percorso sportivo. All’epoca, la pallavolo nel contesto FISDIR non era neanche presente. Anzi, non era ancora presente la FISDIR, perché abbiamo iniziato quando eravamo ancora Dipartimento 9 del Comitato Italiano Paralimpico.“
Ci sono differenze di regole e di allenamento degli atleti tra la pallavolo olimpica e la pallavolo FISDIR?
“Tieni in considerazione che il nostro è stato un percorso che abbiamo fatto nascere da nulla. Siamo partiti da quello che la pallavolo classica della FIPA ma, conoscendo bene la disabilità intellettivo e relazionale, abbiamo cercato di comprendere, innanzitutto da un punto di vista di regolamento, cosa andare a modificare per rendere questo percorso fattibile per un numero importante di ragazzi. E poi, essendo una disciplina open skills, quindi con delle particolarità abbastanza consistenti, abbiamo anche ragionato sul capire a livello metodologico come intervenire con questi atleti.”
E quali sono le metodologie che vengono applicate in allenamento?
“La cosa più importante è andare a lavorare su quelli che sono i fondamentali tecnici. L’aspetto essenziale è nel momento in cui si entra a lavorare con questi ragazzi in campo: ad esempio, dobbiamo lavorare su quello che è il gesto tecnico in gara.
Ad esempio nella pallavolo non deve essere mai fermata la palla. Se al ragazzo viene insegnato questo, apprenderà quel gesto. Durante la partita non deve assolutamente farlo. Quindi tutti gli esercizi devono essere impostati su quello che è il gesto tecnico finale.
Questo chiaramente complica le cose, perché la pallavolo non è una situazione dove posso fermare la palla, ma mi arriva sistematicamente da direzioni, angoli e posizioni differenti nel campo, complica molto per il ragazzo comprendere. E, oltre che comprendere, anche che cosa andrà a fare a seconda di quello che fa la palla.“
Se dovessi descrivere la tua esperienza in FISDIR usando solo tre parole, quali ci diresti?
“Meravigliosa e in divenire, mi bastano queste due.“
Un aneddoto o un ricordo della tua esperienza in FISDIR?
“Quando ho pensato, costruito e scritto il progetto sulla Pallavolo in FISDIR, mi era stato detto da chi è all’interno di questo movimento che era un percorso non fattibile. A distanza di tanti anni abbiamo un movimento italiano, abbiamo un campionato italiano e abbiamo 15 squadre che partecipano a questo campionato.“
Invece cosa ti ha dato la FISDIR e cosa pensi di aver tu dato alla FISDIR?
“La FISDIR mi ha dato la possibilità di fare un percorso di formazione e crescita personale nell’arco di questi anni, e quindi le devo tanto. Personalmente ho portato in FISDIR la mia convinzione di poter lavorare e intraprendere questo percorso anche con ragazzi con una disabilità intellettiva importante.“
C’è stato un momento in FISDIR in cui hai pensato che questo è il motivo per cui faccio ciò che faccio?
“C’è stato un momento in cui mi sono detta che sto facendo tutto questo perché ho avuto soddisfazioni, perché il campionato mi ha permesso di vedere tanti ragazzi che hanno piacere a fare questa attività. Questa è una grande spinta, che penso che per tutti noi sia fondamentale.“
Se potessi lanciare un messaggio a chi vorrebbe fare il tecnico FISDIR cosa diresti?
“È un’esperienza bellissima quella di poter crescere, arrivare a fare la scelta di diventare tecnico FISDIR e portare in Federazione le proprie esperienze che sicuramente andranno ad amplificare la motivazione stessa della FISDIR, cioè far arrivare sempre più ragazzi a praticare questi sport.“
E se invece il messaggio lo volessi dare ad un giovane atleta che sta per iniziare o vorrebbe iniziare il suo percorso in FISDIR?
“Sono convintissima che potrà essere una serie di esperienze che potranno darvi soddisfazioni, che potranno crescere la loro convinzione e che, attraverso l’attività in FISDIR, possano lavorare tantissimo per raggiungere anche degli obiettivi in un contesto sociale molto più ampio.“
Qual è secondo te il futuro di FISDIR?
“Il futuro di FISDIR è quello di dare una risposta a tutte quelle che possono essere le esigenze sul nostro territorio, ma anche a livello internazionale. Stiamo dimostrando di avere tanti atleti di grande livello, ma soprattutto tanti tecnici che stanno lavorando anche per chi si sta avvicinando soltanto in questo momento all’attività sportiva.“